Introduzione
L’Area marina protetta Capo Gallo-Isola delle Femmine è situata nella zona nord-occidentale della Sicilia ed interessa il tratto di mare antistante la costa compresa tra i Comuni di Palermo e di Isola delle Femmine, occupando una superficie di circa 2,17 Kmq. La linea di costa corrispondente si estende per oltre 16 chilometri, iniziando, ad Est, dal confine settentrionale del territorio di Mondello, frazione di Palermo, per terminare in corrispondenza del litorale di Capaci.
Il nome dell’AMP deriva sostanzialmente da Capo Gallo, promontorio che costituisce il prolungamento in mare del Monte Gallo, situato nella porzione orientale dell’area. Nella zona a terra, per la particolare pregevolezza del territorio, è stata istituita nel giugno del 2001 una riserva naturale regionale, dell’estensione di 586 ettari, gestita dal’Azienda Foreste Demaniali della regione Sicilia. Per quanto riguarda la denominazione dei toponimi, il Dizionario Topografico della Sicilia riporta che la voce “Gallo” risale al punico Gal, che significa “monte basso”, da cui deriverebbe Montello, corrotto poi in Mondello. Ma aggiunge che il nome potrebbe fare riferimento alla forma rocciosa del promontorio che, agli occhi dei naviganti di passaggio in quel tratto di mare, appariva in lontananza simile ad un gallo. Altre ipotesi mettono in relazione il toponimo con il termine latino “Gallus”, abitante della Gallia. La denominazione “Isola delle Femmine”, invece, prenderebbe origine, secondo una tradizione locale, da Eufemio di Messina, che nell’823 d. C. fu “turmarca” (governatore bizantino) della Sicilia; il suo nome fu successivamente storpiato da Femio in “Fimi”, dando luogo al siciliano “Fimmini”.
La linea costiera che delimita l’AMP presenta una morfologia caratteristica determinata dalla diversa natura geologica delle zone montuose, dei terreni circostanti, nonché della costa e dei fondali. Nelle aree di Capo Gallo e Capo Rama predominano le falesie, ovvero pareti alte da 30 a 400 m ed oltre che precipitano vertiginosamente sul mare, il quale esercita costantemente un’azione di scalzamento al piede con conseguenti crolli e arretramento della costa. Altre morfologie presenti sono quelle carsiche, con cavità di diverso tipo determinate internamente dalle acque piovane (Fossa del Gallo, Grotta Perciata, Grotta dei Caprari e delle Vitelle, Grotta Regina e Grotta Caramula) e sulla costa dall’azione erosiva del moto ondoso che, in alcuni casi, ha scavato veri e propri tunnel sottomarini, oltre che grotte accessibili dal mare o lievemente sommerse. Tra queste, una delle più interessanti dal punto di vista storico è la grotta Impiso o dell'Impiccato, ubicata sull'omonimo Pizzo, nella quale sono stati ritrovati resti di ippopotami e di elefanti. Tra le grotte più belle vi è sicuramente la Grotta dell'Olio, cavità semisommersa che si apre a pelo d'acqua, con fondali ricchi di fauna e vegetazione variopinta. La cavità ospita anche il relitto di una nave cartaginese, che fu rinvenuta ben conservata con il suo carico di anfore. L'anfratto riceve luce da cavità che comunicano con l'esterno ed è pertanto costantemente illuminato, nelle ore diurne, da una luminosità soffusa. Nelle zone esterne, tra massi sommersi nascosti da una fitta copertura di alghe ed estese praterie di Posidonia, si sviluppano vari tunnel di roccia colorata da formazioni di alghe rosse e spugne. Procedendo in immersione in corrispondenza della parete sinistra s'incontra un enorme arco di roccia, con la volta tappezzata da madrepore di colore arancione.
Il paesaggio muta radicalmente nel territorio dell’Isola delle Femmine, contraddistinto da una linea di costa bassa, con numerose cale sabbiose e scogliere ricche d’insenature sempre circondate da acque cristalline di un colore turchese intenso. L’omonimo isolotto dista dalla costa poco più di 800 metri e si estende per una superficie di oltre 14 kmq. Verso nord è sovrastato da una zona collinare sulla cui sommità si ergono i ruderi di una torre a base quadrata risalente al XVI secolo . Tale costruzione, inserita come fortezza nel sistema difensivo più avanzato delle torri costiere contro il dilagare delle incursioni dei pirati, presenta un muro quasi intatto visibile dal mare e dalla terraferma, in corrispondenza ed al di sopra della ripida scogliera del versante nord.
Quale ulteriore attrazione per i visitatori dell’Area marina protetta, sull’isolotto sono visibili i resti di sette "cetarie", vasche rivestite con diversi strati di cocciopesto predisposte per la preparazione di una salsa di pesce molto apprezzata nel periodo ellenistico, il “garum”, che costituiva un caposaldo nel regime alimentare degli antichi Romani.
L’area della riserva, che ha una superficie complessiva di 2.173 ettari ed una linea di costa di 16.024 metri, è suddivisa in tre zone a delocalizzazione multipla, in riferimento ai diversi livelli di protezione.
Le zone A di massima protezione sono due e localizzate nel tratto di mare comprendente il settore nord occidentale e nord orientale dell’Isola delle Femmine e nel tratto di mare a ovest di Capo Gallo tra la Puntazza ed il Faro di Capo Gallo. Le zone B di riserva generale sono tre, due delle quali circostanti le due zone A, mentre la terza è compresa tra Punta Catena e Punta Matese. Infine, la zona C di riserva parziale comprende la restante parte di mare all’interno del perimetro