L'inquinamento

L'impatto degli inquinanti sugli habitat

Il problema dell’inquinamento, che di solito precede e poi accompagna i mutamenti del clima, è tra quelli che hanno maggiore impatto su determinate tipologie ambientali; risulta particolarmente serio per le acque interne e per le fragili zone umide costiere. E anche se moltissime cose sono cambiate, sia nella normativa ambientale sia nella sensibilità collettiva che assegna un valore anche alle aree non destinate al turismo, esiste ancora un forte grado di incompatibilità tra certi habitat e certe attività industriali particolarmente inquinanti. Nell'immagine una discarica abusiva di copertoni (foto G. Carotti).

Discarica abusiva di copertoni (foto G. Carotti)

Il problema, come noto, riguarda in particolare l’intera Pianura Padana, uno degli "hot spot" (letteralmente "punto caldo") più inquinati d’Europa. I risultati del progetto Upupa (Ultrafine Particles in Urban Piacenza Area) del Laboratorio Energia e ambiente di Piacenza, centro di ricerche del Politecnico di Milano, dimostrano la minaccia rappresentata da quelle componenti ultrafini che non solo attualmente non trovano posto in nessuna normativa, ma che proprio per la loro ridottissima dimensione sono estremamente pericolose per la salute umana. Difficile immaginare una reale inversione di tendenza senza una trasformazione generale del modo di produrre le merci, di trasportarle, di gestirne lo smaltimento. Una “rivoluzione” necessariamente giocata sui tempi lunghi, ma non per questo meno necessaria.

L'alterazione dei corsi d'acqua

Attualmente in Italia sono presenti diverse centinaia di dighe, oltre 330 dighe solo sull’arco alpino, più un numero imprecisato di altre traverse, derivazioni o sbarramenti o impianti di mini-idroelettrico, che in questi ultimi anni, grazie alle normative di incentivo per le fonti rinnovabili di energia (Dir.2001/77/CE), hanno avuto un enorme incremento coinvolgendo gran parte dei corsi d’acqua montani. L’impatto sulla biodiversità da parte di queste tipologie di impianti, è molteplice ed è riconducibile a: interruzione della continuità ecologica, alterazione dei naturali regimi idrologici, alterazione del trasporto solido e della qualità delle acque, variazioni delle temperature ed effetti sul microclima e perdita e formazione di nuovi ambienti, come riportato dal WWF Italia nel suo Rapporto sullo stato della Biodiversità.

Dighe e traverse interrompono la continuità longitudinale di fiumi e torrenti impedendo, ad esempio, i naturali spostamenti di molte specie ittiche alla ricerca delle aree di riproduzione; a tal proposito vi sono emblematici casi come quello dello storione (Acipenser sturio), dello storione cobice (Acipenser naccarii), dello storione ladano (Huso huso), dell’alosa (Alosa fallax), del pigo (Rutilus pigo) e della savetta (Chondrostoma soetta), specie che non riescono più a risalire i fiumi per tornare nelle "storiche" idonee aree di frega (Zerunian 2002).