Strumenti e Normativa

La crescita della navigazione internazionale commerciale ha posto con urgenza il tema della vulnerabilità del mare e della necessità di introdurre idonei strumenti giuridici per preservarne i valori ecologici, ambientali, culturali, sociali ed economici. Attraverso la cooperazione tra stati si sono uniformati, con accordi globali e regionali, comportamenti e pratiche della navigazione internazionale al fine di ridurne gli inquinamenti e gli impatti ambientali.

Il rafforzamento della prospettiva ambientale nelle istituzioni e nella loro organizzazione è elemento indispensabile per la concreta efficacia delle norme a tutela dei nostri mari. Per il raggiungimento di tali obiettivi vive oggi nel panorama giuridico internazionale una notevole varietà di convenzioni che coniugano navigazione marittima e protezione dell’ambiente. Nello specifico, queste riguardano:
  •     la disciplina delle immissioni deliberate in mare di rifiuti e sostanze;
  •     la prevenzione dell’inquinamento da navi, la cooperazione e gli interventi degli Stati  nelle emergenze inquinanti in mare;
  •     le misure internazionali per la protezione ambientale di specifici tratti di mare;
  •     l’evoluzione degli strumenti per la sicurezza marittima e la designazione di aree speciali e di aree marine particolarmente sensibili;
  •     la responsabilità civile per i danni causati dal trasporto via mare di idrocarburi e di sostanze nocive e potenzialmente pericolose.
Per quanto concerne la specifica risposta internazionale in tema di emergenze in mare derivanti da inquinamenti marini da navi si segnalano i principali accordi internazionali. 

IL QUADRO EUROPEO E MEDITERRANEO

L’ambiente marino europeo sta subendo negli ultimi anni un rapido degrado. Le minacce per gli ecosistemi marini sono molteplici: l’inquinamento, il trasporto marittimo, la pesca commerciale, il cambiamento climatico e l’introduzione di specie esotiche, le prospezioni geologiche, la coltivazione di idrocarburi, gas e petrolio e gli sversamenti connessi a queste attività, l’uso di fertilizzanti nell’agricoltura, le acque urbane non trattate, i rifiuti in mare e il rumore. La consapevolezza di tali problematiche coinvolge già da tempo le organizzazioni internazionali; in particolare, a livello comunitario sono stati adottati programmi specifici e emanate regolamentazioni e direttive che mettono in luce le priorità, indicando il percorso migliore per una crescita sostenibile. In ambito europeo aggiornamenti normativi a vantaggio della tutela del mare da sversamenti di prodotti petroliferi trasportati via nave, sono avvenuti in seguito agli incidenti di due navi petroliere: la ERIKA nel 1999 e la PRESTIGE nel 2002.


LE DIRETTIVE E I REGOLAMENTI EUROPEI PER LA TUTELA DEL MARE

La Direttiva Uccelli n. 2009/147/CE tratta la conservazione di tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato.

La Direttiva Habitat n. 92/43/CEE riguarda la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e fauna selvatica.

La Direttiva per la Strategia Marina - Marine Strategy Framework Directive (MSFD) 2008/56/CE - istituisce un quadro per l’azione comunitaria nel campo della politica per l’ambiente marino. Obiettivo principale di questa direttiva è far sì che gli Stati membri adottino le misure necessarie per raggiungere un buono stato ecologico nelle acque marine europee.

Per la salvaguardia del mare da inquinamenti da idrocarburi:

Pacchetto Erika I COM (2000) 142; Pacchetto Erika II COM (2000) 802; Pacchetto Erika III

Regolamento (UE) n. 530/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, 13/06/2012, sull'introduzione accelerata delle norme in materia di doppio scafo o di tecnologia equivalente per le petroliere monoscafo.

Direttiva 2013/30/UE del Parlamento europeo e del consiglio del 12 giugno 2013 sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi e che modifica la direttiva 2004/35/CE 


IL QUADRO REGIONALE MEDITERRANEO

In questo contesto si collocano sia il Piano d’azione per il Mare Mediterraneo (MAP) adottato nel 1975 sia la Convenzione di Barcellona del 1976, entrambi nati con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento del Mare Mediterraneo e di proteggere e migliorare l’ecosistema marino, contribuendo allo sviluppo sostenibile dell’area mediterranea.

Nel 1974, il Programma delle Nazioni Unite sull’Ambiente (UNEP), nato a seguito delle decisioni della Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente Umano svoltasi a Stoccolma nel 1972, istituì un Programma sulle aree marine regionali, con l’obiettivo di dare risposte al crescente degrado ambientale degli oceani e delle zone costiere di tutto il mondo attraverso l’attuazione di politiche di gestione e l’uso sostenibile dell’ambiente marino e delle coste. Il programma mirava tra l’altro ad ottenere il diretto coinvolgimento dei Paesi rivieraschi confinanti nell’attuazione di specifiche e ampie azioni in ambito regionale, volte alla tutela dell’ecosistema marino comune. I programmi regionali dell’UNEP agiscono attraverso un Piano d’azione il quale, nella maggioranza dei casi, è sostenuto da uno strumento giuridico vincolante, quale può essere una Convenzione multilaterale a livello regionale, eventualmente integrata da Protocolli volti a disciplinare problemi ambientali specifici.


L'AMBITO ITALIANO

Per quanto riguarda invece la normativa in materia di attività petrolifere offshore, l’Italia ha recepito la Direttiva 30/2013/UE sulla sicurezza delle operazioni in mare; inoltre, ha regolamentato la reiniezione delle acque di strato, le immersioni in mare derivanti da attività di escavo e la movimentazione dei sedimenti per la posa di cavi e condotte.

La normativa italiana si è espressa anche per quanto riguarda l’utilizzo dei prodotti in mare per la rimozione e diluizione dei prodotti petroliferi sversati; prodotti che devono comunque essere preventivamente autorizzati dal Ministero dell’Ambiente.

Più recente è il D. Lgs. 190/10 di recepimento della direttiva quadro 2008/56/CE sulla Strategia Marina, che costituisce il primo contesto normativo vincolante per gli Stati Membri della Comunità Europea, a considerare l’ambiente marino in un’ottica complessiva. Per prevenirne il degrado e ripristinare gli ecosistemi danneggiati, ogni Paese deve infatti sviluppare la propria strategia, mettendo in atto le misure necessarie a conseguire (o mantenere) un buono stato ambientale entro il 2020. Per “buono stato ambientale” s’intende lo stato degli ambienti marini che consenta di preservare la diversità ecologica e la vitalità di mari e oceani puliti, sani e produttivi, e l’utilizzo dell’ambiente marino ad un livello sostenibile.

Alla Legge 979/82 si affianca il Testo unico ambientale, D. Lgs. 152/06, che alla parte III, definisce la disciplina generale per la tutela delle acque, perseguendo gli obiettivi di prevenire e ridurre l'inquinamento, risanare e migliorare lo stato delle acque, proteggere le acque destinate ad usi particolari, garantire gli usi sostenibili delle risorse e mantenere la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici.

Per preservare gli ambienti marino costieri più pregevoli e delicati, nel 1991 è stata emanata la Legge n. 394, Legge quadro sulle aree naturali protette, che detta principi fondamentali per l'istituzione e la gestione delle aree marine protette, al fine di garantire e di promuovere, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del Paese.

La normativa italiana per la tutela dell’ambiente marino si basa essenzialmente sulla Legge sulla Difesa del Mare (Legge 31 dicembre 1982 n. 979) che ha attribuito all’attuale Ministero della Transizione Ecologica (inizialmente Difesa Mare del Ministero della Marina Mercantile) l’onere di porre in atto azioni mirate alla protezione dell’ambiente marino ed alla prevenzione di effetti dannosi al mare alle coste marine. In particolare, la legge n. 979/82 statuisce la predisposizione di un apposito piano generale di difesa valido su tutto il territorio nazionale, che si concreta in azioni di vigilanza e di monitoraggio in mare.

La legislazione nazionale per la tutela del mare ha acquisito sempre maggior peso anche a causa dei tanti incidenti occorsi proprio a ridosso delle coste italiane.