Flora e Fauna
Con 2400 specie censite, il Parco del Gran Sasso è una delle aree a maggiore biodiversità vegetale.
La componente floristica più preziosa resta legata agli ambienti delle alte quote, dove persistono “relitti glaciali” e piante endemiche, come l’androsace di Matilde, l’adonide ricurva, la viola della Majella, la stella alpina dell’Appennino (G.Corte/Panda Photo), il genepì appenninico e diverse specie del genere sassifraga. Alcuni endemismi si riscontrano anche a quote inferiori, come nel caso del limonio aquilano e dell’astragalo aquilano. Si preserva, inoltre, sul Gran Sasso l’unica stazione italiana di adonide gialla.
Se il Gran Sasso si caratterizza, in particolare nel versante aquilano, per l’estensione dei pascoli (Campo Imperatore. S.Gallotti/Panda Photo), i Monti della Laga sono in buona parte ricoperti da foreste (Bosco della Martese. G.Marcoaldi/Panda Photo).
A quote inferiori sono presenti querceti e castagneti, impiantati già in epoca romana. La faggeta è la formazione forestale più estesa e si sviluppa tra i 1000 e i 1800 metri di quota. Al faggio spesso si associano o sostituiscono il tasso o l’agrifoglio, mentre aceri, tigli, frassino ed olmo montano rivestono le forre. I Monti della Laga ospitano boschi d’abete bianco e nuclei di betulla. Significativa è la presenza del mirtillo che, con estesi tappeti a quote elevate, costituisce una vera e propria brughiera tra i boschi e i pascoli d’altura. Specie di notevole interesse si rinvengono nei campi coltivati con tecniche tradizionali, come il gittaione, il fiordaliso ed entità floristiche rarissime, la falcaria comune, la ceratocefala e l’androsace maggiore.
Sul versante faunistico, l’animale simbolo del Parco è il camoscio appenninico (M.Branchi/Panda Photo) che, attraverso un progetto di reintroduzione, vede la presenza di circa 500 esemplari.
L’area protetta conta anche altri mammiferi, come il cervo ed il capriolo, ed il loro predatore per eccellenza, il lupo appenninico (R.Polini/Panda Photo). Sono presenti, inoltre: la martora (M.Biancarelli/Panda Photo), il gatto selvatico (L.Longo/Panda Photo), il tasso, la faina, la puzzola, l’istrice, mentre alle alte quote vive l’arvicola delle nevi, un piccolo roditore, relitto dell’ultima glaciazione.
L’avifauna vede la presenza di rapaci rari come: l’aquila reale (P.Griva-M.Santona/Panda Photo), l’astore, il falco pellegrino, il lanario, il gufo reale; il fringuello alpino, lo spioncello, la pispola, la coturnice, il corvo imperiale (M.Melodia/Panda Photo), il gracchio alpino (P.Fanti/Panda Photo) e quello corallino.
I pascoli, le basse quote ed i coltivi tradizionali ospitano l’ortolano, la cappellaccia, il calandro, la passera lagia e l’averla piccola, mentre le praterie d’altitudine costituiscono l’habitat della vipera dell’Orsini (Foto G. Carotti) che nel Parco ha la più consistente popolazione italiana.
Cospicuo è anche il popolamento d’anfibi, con endemismi appenninici quali la salamandrina di Savi (Foto G. Carotti) e il geotritone italico (Foto G. Carotti). Sui Monti della Laga sono presenti la rana temporaria ed il tritone alpestre (L.Manieri/Panda Photo), specie che in tutto l’Appennino centro-meridionale, oltre che nel Parco, si possono osservare solo in una ristretta area della Calabria.