Mammiferi, rettili e uccelli

Le specie e l'adattamento al mare

I mammiferi marini si sono evoluti da antenati terrestri sviluppando caratteristiche mirate alla vita acquatica: una forma del corpo idrodinamica, appendici modificate in pinne, molte soluzioni per la regolazione della temperatura corporea. Hanno alcune caratteristiche comuni: respirano aria utilizzando i polmoni, sono animali a sangue caldo, sono vivipari (l'embrione si sviluppa nell'utero materno, che provvede alla sua nutrizione attraverso la placenta), allattano i propri piccoli, nuotano muovendo la pinna caudale in senso verticale, hanno sistemi di comunicazione complessi. Le specie di mammiferi marini sono circa 120, la maggior parte delle quali appartiene a tre ordini: Cetacea (balene, orche, delfini, focene, ecc.), Carnivora (foche, otarie, trichechi), Sirenia (dugonghi, lamantini).

I cetacei (balenottera comune P.Mari/Panda Photo) sono i meglio adattati all'ambiente acquatico: le dimensioni maggiori vengono raggiunte dalla balenottera azzurra, che può arrivare ad un peso di 150 tonnellate e ad una lunghezza di 31 metri. Le differenze fra le varie specie si riscontrano soprattutto a livello della pinna dorsale, del rostro e dell’apparato boccale, che può essere provvisto di fanoni (sottordine isticeti) o di denti (sottordine Odontoceti). La raccolta sistematica di informazioni sugli spiaggiamenti di mammiferi marini sulle coste italiane è iniziata nel 1986 grazie all’impegno del Centro Studi Cetacei (CSC).

Esiste un progetto ideato e sviluppato dal CSC al fine di creare una banca dati degli spiaggiamenti e degli interventi effettuati su questi animali lungo le coste italiane. I dati presenti in GeoCetus, questo il nome del progetto, sono liberamente accessibili e utilizzabili; secondo i creatori del sistema, infatti, affinché tutto il lavoro svolto sul campo possa contribuire a creare, accrescere e diffondere la conoscenza in ambito di conservazione, è necessario che rappresentino un patrimonio a disposizione dell’intera comunità. GeoCetus è nato nel 2012. Per saperne di più è possibile consultare la mappa e la tabella per data, specie, condizioni fisiche dell’animale, luogo di ritrovamento, foto.

balenottera comune - P.Mari/Panda Photo

Il Ministero dell'Ambiente ha istituito una Banca Tessuti (BTMMM) e un centro di intervento (CERT) presso l'Università di Padova, oltre ad un centro di coordinamento per la raccolta dei dati sugli animali spiaggiati. Il centro di coordinamento, gestito dall’Università di Pavia e dal Museo Civico di Storia Naturale di Milano, include una banca dati con accesso online. La banca dati incorpora i dati pubblicati dal CSC dal 1986 al 2005, e quelli georeferenziati inseriti dal 2006 al 2010, oltre a quelli arrivati da chi collabora al progetto. Per ulteriori informazioni: Università di Padova - Spiaggiamenti

La foca monaca (F.DiDomenico/Panda Photo) del Mediterraneo è uno dei mammiferi più rari e minacciati del mondo; attualmente si stima la sopravvivenza di poche centinaia di esemplari in tutto, distribuiti prevalentemente lungo le coste delle isole greche e turche. È un animale stanziale, che partorisce all’età di cinque-sei anni; ogni due anni e dopo una gestazione di ben 11 mesi dà alla luce un unico piccolo, all’asciutto, in una grotta.
Il Gruppo Foca Monaca è nato nel 1976 per iniziativa del WWF Italia con l'intento di promuovere la tutela degli ultimi nuclei di foche ancora presenti in alcune località italiane. Gli esperti stanno sperimentando l’impiego di moderne tecnologie (telecamere ad infrarossi, radio-sensori per registrare la presenza degli animali nelle grotte) per un controllo più efficace dei siti frequentati dalle foche e per una più accurata analisi del comportamento riproduttivo di questi animali, riducendo il disturbo costituito dagli abituali controlli degli studiosi. Le tre regole d’oro divulgate dal Gruppo Foca Monaca per osservare questi mammiferi senza disturbo sono:

  1. E’ possibile osservare liberamente l’animale da alcuni metri di distanza, rispettando le indicazioni del delegato di spiaggia ed evitando schiamazzi o movimenti bruschi;
  2. Vigilare che nessuno si avvicini troppo e soprattutto che nessuno consenta la libera circolazione di animali domestici (soprattutto cani) nelle immediate vicinanze della foca;
  3. In caso di avvistamento durante la navigazione è bene rallentare e spegnere il motore della propria imbarcazione e attendere che l’animale si allontani spontaneamente.

La foca monaca negli ultimi anni ha fatto registrare una serie di significative presenze in molte aree marine italiane, soprattutto nell'area marina protetta delle isole Egadi dove, con il contributo ministeriale, è stato approntato un sistema di monitoraggio con webcam.

foca monaca (F.DiDomenico/Panda Photo)

I rettili marini che vivono in Mediterraneo appartengono all'ordine dei cheloni. Le tartarughe marine che vi si riproducono sono la tartaruga comune (Caretta caretta - M.Melodia/Panda Photo) e la tartaruga verde (Cheloniamydas); una terza specie, la Dermochelys coriacea, viene avvistata occasionalmente. Caratteristiche comuni sono le zampe modificate in pinne, la pelle generalmente coperta di squame, la bocca munita di becco, il corpo protetto da un carapace formato da piastre ossee nel quale si fondono sia la colonna vertebrale che le costole.

I principali siti di nidificazione della Caretta caretta si trovano lungo le coste della Grecia, della Turchia, di Cipro e della Libia. Gli esemplari giovani frequentano ambienti oceanici, mentre gli adulti tendono a preferire gli habitat della piattaforma continentale; queste abitudini di vita portano gli esemplari a compiere grandi spostamenti su tutto il bacino mediterraneo. La specie è considerata endangered (in pericolo) sia a livello regionale che globale ed è perciò protetta da normative internazionali e da numerose convenzioni; tra queste la Convenzione di Barcellona ed il relativo protocollo aggiuntivo che prevede misure di protezione e di conservazione per la specie vietandone l’uccisione, il commercio e il disturbo durante i periodi di riproduzione, migrazione, svernamento e in tutti quei momenti durante i quali gli animali sono sottoposti a stress fisiologici.

Il progetto Life Caretta Calabria si propone di attuare una serie di azioni, tra loro integrate, per la conservazione della più importante popolazione di tartaruga marina C. caretta nidificante nel nostro paese, quella della costa ionica calabrese (da 15 a 20 nidi/anno, pari al 60% dei nidi deposti annualmente in Italia, come evidenziato dalle pluriennali ricerche del progetto promosso e coordinato dal Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra dell’Università della Calabria).

 Caretta caretta - M.Melodia/Panda Photo

Gli uccelli marini si sono adattati a una vita a stretto contatto con l’acqua, alcuni mantenendo la capacità del volo come gli albatri o i gabbiani, altri perdendola durante l'evoluzione come i pinguini. Dall’acqua del mare traggono il loro nutrimento e nelle vicinanze del mare depongono le loro uova. Il Mediterraneo rappresenta un’insostituibile zona di sosta e di alimentazione per una gran quantità di specie in migrazione. Il re della scogliera mediterranea è il gabbiano reale (Larus michahellis) (M. Sanna/Panda Photo); le spiagge sono invece il regno di uccelli dalle zampe lunghe e dal becco sottile, adatto a stanare le piccole prede nascoste nella sabbia o sotto il pelo dell’acqua. Tra i più diffusi la beccaccia di mare (Haematopus ostralegus) e il fratino (Charadrius alexandrinus).

gabbiano reale (Larus michahellis) - M. Sanna/Panda Photo