UNCLOS - Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare

UNCLOS - Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare

Il principale quadro giuridico internazionale relativo alla protezione del mare ed alla regolamentazione dei suoi usi, quali la navigazione e lo sfruttamento delle risorse marine è costituito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare – UNCLOS – United Nation Convention on the Law of the Sea, che oltre alle disposizioni applicabili alle acque marine delle parti contraenti, prevede l’obbligo generale di proteggere l’ambiente marino e di assicurare che le attività condotte sotto la giurisdizione o il controllo di una parte non provochino danni al di là delle sue acque marine, di evitare di trasferire il danno o il rischio da una zona all’altra e di trasformare un tipo di inquinamento in un altro.

La Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare definisce i diritti e le responsabilità degli stati nell'utilizzo dei mari e degli oceani, definendo linee guida che regolano le trattative, l'ambiente e la gestione delle risorse naturali. L’UNCLOS (United Nations Convention on the Law of the Sea) è il risultato di circa 14 anni di lavoro che hanno coinvolto più di 150 paesi e che si sono conclusi con la firma durante la conferenza delle Nazioni Unite svoltasi a Montego Bay (Giamaica) nel 1982, successivamente ratificata in Italia con la legge 2 dicembre 1994 n.689

Al 2014, la convenzione risulta ratificata da 166 stati e comprende 320 articoli e nove allegati tra i quali sono disciplinati i seguenti temi:

  • la zonazione delle aree marine
  • la navigazione
  • lo stato di arcipelago e i regimi di transito
  • la zona economica esclusiva
  • la giurisdizione della piattaforma continentale
  • le attività estrattive minerarie nel fondo marino
  • i regimi di sfruttamento
  • la protezione dell'ambiente marino
  • ricerca scientifica e soluzione di dispute


A livello internazionale, per quello che concerne la protezione dell’ambiente  marino dagli inquinamenti connessi alla navigazione, va considerata come particolarmente rilevante l’IMO Organizzazione Marittima Internazionale, l’Agenzia specializzata delle Nazioni Unite per il trasporto Marittimo, nel cui ambito scaturiscono una serie di convenzioni per la tutela degli ecosistemi marini dalle pressioni ed impatti causati dal trasporto marittimo attraverso norme che regolamentano tutte le attività collegate all’esercizio della nave, che possono costituire possibili minacce per gli ecosistemi marini e marino costieri.
Nel corso del tempo, lo sviluppo di tale normativa si è evoluto a seguito dei cambiamenti a cui è andato incontro il settore marittimo, ed alle sfide ambientali collegate alla navigazione internazionale, arrivando a regolamentare materie quali il trasferimento di specie aliene, o gli impatti per l’ambiente marino delle vernici antivegetative.
In particolare per la parte relativa al trasporto petrolifero e di altre sostanze pericolose, in risposta ad una serie di gravi incidenti marittimi sono stati apportati significativi cambiamenti nel corso degli anni alle normative vigenti, allo scopo di prevenire incidenti e punire adeguatamente comportamenti illegali, quali per esempio l’obbligo di doppio scafo per le petroliere o le modalità di trasporto degli oli combustibili pesanti.
In accordo con quanto previsto dalla UNCLOS, la responsabilità in merito al rispetto da parte della nave delle normative che ne regolamentano l’esercizio, è in capo allo stato di bandiera, mentre lo stato di Porto ha il diritto di verificare che una nave che arrivi presso un suo porto rispetti pienamente i requisiti previsti dalla normativa internazionale, e trattenerla o detenerla, se necessario.


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