Storia e Geografia
Gli scavi archeologici eseguiti sin dagli anni ’30 hanno individuato insediamenti micenei in diverse località dell’isola, ove sono state rinvenute ceramiche del tutto analoghe a quelle egee, risalenti alla tarda età del bronzo (XVI sec. a.C.). Dal XIV secolo a.C. gli interessi dei Micenei si spostarono in maniera preponderante verso la Puglia ionica e adriatica e gli insediamenti di Vivara furono definitivamente abbandonati. L’isolotto, di scarso valore strategico in quanto difendibile solo da Punta d’Alaca e con esigue risorse alimentari, rimase praticamente disabitato per svariati secoli. I romani consideravano Vivara un luogo di caccia e le acque del Golfo di Gènito, all’interno del cratere, un vivaio di pesci. Da qui è derivato il toponimo Vivarium, divenuto poi Vivario, Vivaro e infine Vivara. Nel 1500, Alfonso d'Avalos d'Aragona trasformò l’isola in una riserva di caccia facendovi introdurre svariate specie di animali di interesse venatorio. Anche dopo l’avvento dei Borboni al trono di Napoli, nella seconda metà del Settecento, Vivara mantenne questa connotazione. Agli inizi dell’Ottocento divenne un avamposto militare sul mare; nel 1818 fu ceduta come demanio pubblico al Comune di Procida, ma nel 1940 fu privatizzata, divenendo proprietà dell'Ospedale Civico. Le associazioni ambientaliste, le quali ottennero che la Regione Campania prendesse in affitto l'isoletta in pericolo, per farne un luogo di tutela e un centro di osservazioni naturalistiche.
L'isola costituisce il margine occidentale di un cratere vulcanico originatosi circa 55000 anni fa, oggi sommerso; ha un perimetro di circa 3 km ed il punto più elevato misura 110 metri sul livello del mare. Vivara è collegata a Procida da un ponte non carrozzabile che sostiene la condotta idrica che rifornisce Ischia. È attualmente disabitata ed il suo litorale è compreso nell'Area marina protetta Regno di Nettuno. La punta d'Alaca, ad Ovest, definisce il punto più stretto del canale d'Ischia, mentre tutta la costa orientale, ripida e scoscesa, viene chiamata La Carcara con riferimento ad un impianto di cui rimangono scarse tracce. Lo specchio d'acqua circolare corrispondente al cratere, compreso tra Vivara e Procida, è denominato golfo di Genito.