Storia e Geografia
Sul versante storico l’arcipelago è conosciuto sin dall’antichità con il nome di “Isole Diomedee”. La leggenda, infatti, fa risalire le suddette isole a Diomede, eroe omerico di straordinaria forza e coraggio fuggito dalla Tracia, sua terra natale, e sbarcato sulla costa garganica per fondare il suo nuovo regno: la Daunia. Per segnare i confini del suo regno Diomede si servì di grossi massi provenienti dalla sua terra; tre di questi grossi massi furono gettati in mare e dettero origine, appunto, agli scogli di Diomede (Isole Tremiti) (G.Marcoaldi/Panda Photo). La leggenda racconta anche che alla morte di Diomede, seppellito secondo la leggenda sull’isola di S. Nicola, i suoi uomini, disperati, furono trasformati in uccelli marini; questi animali, detti appunto “diomedee”, che continuano ancor oggi a piangere il loro capo.
La costa dell’arcipelago tremitese si presenta con una alternanza di morfologia costiera emersa che si ritrova anche nelle parti sommerse, dove a fondali rocciosi lentamente degradanti verso il largo si alternano falesie che si inabissano vertiginosamente, fondi detritico-sabbiosi, fondi ciottolosi; questa moltitudine di habitat ha permesso l’insediamento di una notevole varietà di popolamenti animali e vegetali. I fondali delle isole costituiscono, pertanto, un’area di importantissimo valore naturalistico.
Numerosi promontori e pareti rocciose, insenature e ingressi semisommersi di grotte si susseguono lungo le frastagliate coste delle isole.
A S. Domino (G.Marcoaldi/Panda Photo), partendo dal lato Nord-Est dell’isola e circumnavigandola in senso orario, si trova una prima “cala” denominata Cala delle Arene, l’unica vera spiaggia sabbiosa dell’isola. Successivamente si incontrano due promontori rocciosi denominati Punta Spido e Punta Matano seguiti, rispettivamente, dalle omonime cale; queste due insenature sono caratterizzate da pareti rocciose molto scoscese a strapiombo sul mare, lasciando delle piccole calette sul fondo di ciascuna di esse.
Infine si arriva a Punta del Pigno, adiacente all’omonima cala, dove si trova un piccolo promontorio roccioso detto lo Scoglio dell’Elefante, particolarmente suggestivo per la sua morfologia che ricorda un elefante prostrato verso il mare.
Proseguendo lungo il versante sud-orientale di S. Domino si incontra la Grotta del Sale, costituita da una nicchia scavata nelle formazioni rocciose emerse.
Più famosa e visitata è la Grotta delle Viole detta anche, anticamente, Grotta Minichello; è costituita da un ingresso semi-sommerso visibile dal mare dal quale si accede ad un corridoio che si congiunge, verso l’interno, ad un ampio pozzo carsico.
Subito dopo il faro, procedendo in direzione N-NO, si incontra l’insenatura semicircolare di Cala della Provvidenza seguita dall’omonima punta, oltre la quale si scopre l’ingresso dalla famosa Grotta del Bue marino; essa prende il nome dalla foca monaca (Monachus monachus) che secondo antiche testimonianze era solita rifugiarsi in questa grotta per riprodursi ed accudire la prole. La Grotta del Bue marino è la più grande dell’isola e dell’intero arcipelago, misurando circa 70 metri in lunghezza e circa 10 metri in larghezza. Superato questo tratto di costa, caratterizzato da una falesia a picco sul mare detta Ripa dei Falconi a causa della presenza di nidi di falco, si scorge un arco naturale detto l’Architello di S. Domino al quale segue il capo di Punta Secca. Da questo punto in poi la morfologia costiera si modifica passando dall’alta falesia alla roccia variamente inclinata e degradante verso il mare.
La costa dell’Isola di Caprara è caratterizzata da rocce calcaree, da grotte semisommerse, suggestive calette, da scogli e falesie dove nidificano i gabbiani reali. L’isola ha forma di mezzaluna e offre ai venti di nord-ovest un dorso alto e roccioso, diviso in due da una grande insenatura centrale detta Cala dei Turchi. Questa vasta e profonda insenatura, rivolta verso nord-ovest, è ben protetta dai venti e pertanto caratterizzata quasi sempre al suo interno da mare calmo. Il versante meridionale, esposto a scirocco, si presenta con una costa piuttosto bassa nella quale si aprono numerose calette con fondi rocciosi e ciottolosi e poco profondi. Spostandosi verso nord-est, superato l’attracco per piccole imbarcazioni a servizio del faro, si giunge a Punta Secca, all’estremità nord orientale di Caprara, al di sotto della quale è presente uno dei più spettacolari fondali delle isole Tremiti.
Lungo il perimetro dell'isola si incontrano numerosi piccoli archi, bellissime architetture naturali scavate dal mare nella roccia calcarea; il più spettacolare, denominato l’Architiello si trova al lato del faro ed è alto 6 metri, con ben 5 metri di luce. Questo monumento naturale scolpito dalla forza del mare rappresenta la porta d’ingresso di una sorta di bacino interno. In prossimità dell’Architiello (J.R.Hansen/Panda Photo) si apre l’ampia Cala del Grottone, detta anche della Madonnina poiché in essa fu rinvenuta una statua della Vergine ora venerata durante la festa patronale di Tremiti. Punta Straccione rappresenta la punta meridionale dell’isola di Caprara, chiamata così poiché, a causa delle correnti e della presenza di scogli semisommersi, le reti da posta sistemate in questa zona di pesca restavano facilmente impigliate sul fondo. Lungo il versante meridionale è da segnalare la presenza degli Scoglietti, lateralmente ai quali è stata immersa nell’ottobre del 1998, alla profondità di circa 15 m, la statua bronzea di Padre Pio realizzata dallo scultore Mimmo Norcia.
L’isola di Caprara è caratterizzata da una morfobatimetria alquanto singolare. I suoi fondali, infatti, hanno delle variazioni di pendenza comprese tra il 2% e l’80% a seconda del versante. In generale, il versante nord-occidentale dell’isola presenta fondali più ripidi rispetto a quelli presenti lungo il versante sud-orientale. Analizzando più in dettaglio la costa nord-occidentale si può notare come il fondale in corrispondenza di Punta Romito scenda rapidamente fino all’isobata dei 50m, con una pendenza di oltre il 30%.
Da Cala Caffè sino alla Secca della Vedova, spostandosi verso SW lungo il versante occidentale dell’isola, il fondale assume inizialmente un’inclinazione variabile che tende ad aumentare verso il largo, oltre la batimetria dei 10 m di profondità, raggiungendo pendenze tipiche di pareti sottomarine.
Particolarmente suggestivo appare il fondale circostante la protuberanza di Punta Secca che rappresenta il vertice più settentrionale dell’isola. In questa zona si osservano pareti verticali con salti batimetrici compresi fra gli 0-25m che permettono di raggiungere, a poca distanza dalla costa, profondità anche di 60-70m. La stessa cosa si osserva anche in corrispondenza del versante nord della Secca di Punta Secca, posta a meno di 200 di distanza dall’omonima Punta.
L’Isola di San Nicola (G.Marcoaldi/Panda Photo) si sviluppa su una superficie di circa 42 ettari con una fascia costiera di 3.700 metri ed un'altezza massima di 75 metri sopra il livello del mare. Distante 350 metri da Capraia, l'isola è stretta e lunga ed è costituita da un altopiano roccioso con coste a picco sul mare, con tratti di falesia che raggiungono i 60 metri d'altezza.
Pianosa si trova a circa 11 miglia nautiche a nord-nord-est delle principali isole dell’arcipelago tremitese; sino alla profondità di 80 metri vi insiste il regime di riserva integrale. L'isola ha uno sviluppo costiero di 1750 metri, con una lunghezza di 700 metri e una larghezza massima di 250 metri sull’asse nord-est. Geologicamente è un unico blocco di roccia calcareo-dolomitica inclinato verso sud, emerso dal mare nel Quaternario insieme alle altre isole dell’arcipelago a seguito della spinta della placca continentale africana contro quella europea. Il contorno costiero è costituito da falesie sui versanti nord ed est e da un pianoro degradante a sud e ovest che si estende al largo per un centinaio di metri; la massima elevazione naturale è pari a 15 metri. L'isola è caratterizzata dalla completa assenza di sorgenti d’acqua dolce; è priva di alberi e della caratteristica macchia mediterranea che si può osservare sulle restanti isole dell'arcipelago tremitese. La copertura vegetale è rada e costituita prevalentemente dal cappero, dalla malva, dalla salicornia e da qualche cespuglio di cisto. L'intera superficie dell’isola è cosparsa di semi appartenenti all’olivastro rigurgitati in piccoli cumuli dai gabbiani che raccolgono l’intero frutto altrove. Il versante esposto a est-nord-est è completamente privo di vegetazione; qui, in occasione di forti mareggiate provenienti dal quarto quadrante, le onde superano la scogliera e attraversano l'isola.