Storia e Geografia
I paesi che circondano la Val Grande affondano le proprie radici in età romana, alcuni addirittura nell'Età del Ferro. Oltre alle numerose incisioni rupestri e ai corredi funerari rinvenuti nelle necropoli di Malesco e Miazzina, di grande importanza è la testa celtica di Vogogna. Percorrendo i sentieri della Val Grande si possono ancora vedere i segni lasciati dall'uomo nei secoli, quando la valle era meta di pastori e boscaioli; ne sono testimonianza le ciclopiche opere di terrazzamento destinate alla coltivazione ed una fitta rete di strade e sentieri che segnavano i versanti vallivi collegando il fondovalle ai maggenghi e agli alpeggi.
Un documento del 1014 parla di “selve incolte” esistenti al di là della Colma di Premosello; la Val Grande era ancora chiamata “Valdo” ossia “bosco”, “foresta”. I primi pastori si rifugiarono nelle balme, ripari sotto roccia di tradizione preistorica.
È tra il X e il XII secolo che il paesaggio della valle inizia a mutare. Selve e terre incolte vengono disboscate e trasformate in pascolo (Valle Nembro, R.Mattio/Panda Photo), nascono così alpeggi estivi e maggenghi primaverili-autunnali.
Dal XIV secolo il taglio dei boschi diventa un’ulteriore fonte di reddito per le comunità valgrandine, proseguendo sempre più intensamente sino a metà del ’900. Oggi resti di teleferiche, piazzole delle carbonaie, polloni di faggio ricresciuti dopo il taglio del tronco principale, sono solo alcune testimonianze dei disboscamenti. I pascoli abbandonati vengono invece ricolonizzati da specie pioniere come la betulla: un paesaggio che cambia fisionomia di anno in anno, con la natura che ritorna padrona.
Quest’area ebbe un ruolo importante anche nella resistenza italiana infatti, nel giugno del 1944, la Val Grande e la Val Pogallo furono teatro degli scontri tra partigiani e truppe tedesche. A Pogallo una lapide ricorda 17 giovani partigiani, alcuni rimasti ignoti, uccisi il 18 giugno 1944, mentre nell'alto Verbano le vittime del rastrellamento furono oltre duecento, con battaglie e fucilazioni che culminarono a Fondotoce con l'esecuzione di 43 partigiani catturati. Proprio a Fondotoce (Verbania) sorge la Casa della Resistenza.
Geomorfologicamente, la zona della Val Grande è costituita unicamente da rocce di origine metamorfica. La particolarità di queste rocce ha contribuito ad un'evoluzione diversificata e complessa; la morfologia preglaciale appare evidente soprattutto nelle forre che caratterizzano gran parte del corso dei torrenti. Varie glaciazioni del quaternario hanno modellato i rilievi a più modesta altitudine, mentre depositi morenici e alluvionali hanno dato origine a terrazzi, occupati successivamente da paesi e alpeggi. Di particolare interesse è l'affioramento (il più vasto delle Alpi) di rocce che appartengono ad una porzione di crosta continentale più profonda. Molto conosciuta è anche la vena di marmo con cui è stato costruito il Duomo di Milano, vena che dall'Ossola affiora in Val Grande.
Le montagne più caratteristiche, come il Pedum, il Proman, i Corni di Nibbio, la Cima Sasso e la Cima della Laurasca, sono costituite da rocce molto scure (anfiboliti, serpentiniti, peridotiti), verdi o nerastre, ad elevato peso specifico, estremamente dure e resistenti agli agenti atmosferici; si tratta di quella parte che i geologi chiamano "Zona Ivrea-Verbano", una porzione di crosta continentale profonda, proveniente dalla zona di transizione con il mantello terrestre (profondità tra i 35 ed i 50 km).