Storia e Geografia
Le tracce più antiche della presenza umana sulle isole dell’AMP risalgono a circa 4700 anni fa; da allora, pur nella limitatezza degli spazi, le isole hanno offerto approdo e riparo a genti di tutte le civiltà che si sono succedute nei secoli. Le tracce più diffuse di questi passaggi sono sott’acqua e testimoniano una cospicua circolazione di merci via mare strettamente collegata con le alterne vicende della città di Olbia. Sui fondali tra le isole i reperti più diffusi coprono un arco di tempo che va dal IV secolo a.C. al IV d.C., periodo che corrisponde al maggiore sviluppo di Olbia. Al periodo medievale risale la chiesa di San Ponziano sull’isola di Molara, una delle poche testimonianze antiche: di essa rimangono le pareti laterali e l’abside, mentre intorno si vedono le basi delle costruzioni utilizzate durante le feste patronali, i cui ruderi si trovano in località Cala Chiesa. Altro edificio risalente al Medioevo è il Castello di Molara, sulla sommità di un’altura ad est dell’isola.
Le isole a partire dal 18° secolo iniziarono ad avere una frequentazione stabile, culminata nel secolo successivo con l’insediamento della famiglia Bertoleoni a Tavolara e dominata dalle vicende di quello che viene chiamato "il Reame più piccolo del mondo". La storia del Regno di Tavolara inizia nei primi anni dell’Ottocento, quando Giuseppe Bertoleoni occupò con le sue mandrie alcune isole e decise infine di stabilirvisi; nel 1829 Giuseppe ricevette da Carlo Alberto di Savoia l’assicurazione che avrebbe fatto riconoscere il Regno di Tavolara. Nacque allora lo stemma del casato e iniziò una dinastia che con alterne vicende continua ancora oggi, anche se Tavolara è ormai solo una frazione del territorio di Olbia. Di quel periodo rimangono alcune costruzioni, adattate e modificate nel tempo e passate attraverso diversi proprietari, e il piccolo cimitero dove sono conservate le tombe dei re.
Nel 1861 il Regno d’Italia decise di espropriare quasi metà dell’Isola ai Bertoleoni per costruire il faro. Il contenzioso per l’esproprio si concluse solo 25 anni dopo e il faro fu utilizzato fino al 1922, quando fu trasferito dove si trova oggi. Il faro è all’interno del perimetro militare di Punta Timone e non è visitabile, ma è ben visibile navigando all’esterno delle boe della zona A. Appartengono ormai alla storia anche i forni per la calce, distribuiti lungo il versante occidentale di Tavolara e in varie località della costa. A Capo Ceraso si trova invece una delle poche testimonianze dell’ultima guerra: una torretta di avvistamento mimetizzata sull’altura di granito.
Dal punto di vista geomorfologico, i paesaggi emersi e sommersi dell’Area Marina Protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo sono fra i più diversificati e suggestivi della Sardegna. L’area è dominata dai terreni del basamento cristallino : graniti, monzograniti rosati e leucograniti a biotite. Sulla superficie continentale permo-triassica poggia la potente copertura carbonatica mesozoica, della quale l’isola di Tavolara rappresenta un lembo residuale. (Cala Girgolu con la sua costa granitica. Foto P. Gherardi)
La piattaforma continentale a cui si riferisce l’AMP di Tavolara si estende per circa 10 miglia nautiche. L’isola di Tavolara (foto P. Gherardi) è circondata da falesie attive, incise nel calcare e nelle dolomie. Nel versante meridionale le falesie raggiungono altezze superiori ai 200 metri; la falesia del versante settentrionale mostra, invece, cornici di modesta altezza ed acclività. Nei versanti settentrionale ed occidentale la falesia si presenta parzialmente sepolta da estese falde detritiche.
I fondali granitici dell’area orlano con regolarità la linea di costa; la continuità degli affioramenti rocciosi è interrotta da coperture di sabbie quarzoso-feldspatiche nelle spiagge sommerse, corrispondenti a modeste insenature.
Le Beach rock sono cordoni litorali fossili conservati in maniera particolare sui fondi marini del Golfo di Spurlatta che presentano un interesse scientifico straordinario. Qui si possono osservare quattro ordini di beach-rock alle differenti profondità: - 40 metri, - 25 metri, - 5 metri e – 0,5 metri.
Nelle spiaggie sommerse sono state rilevate strutture da corrente (ripple e mega ripple). Oltre il limite inferiore della prateria a Posidonia oceanica (- 30/ - 40 m.) si estendono le piane a sedimenti bioclastici; nella fascia prossima a questo limite la componente organogena dei sedimenti è rappresentata in prevalenza da Briozoi, Foraminiferi e da altri organismi a scheletro carbonatico, provenienti dalla prateria stessa.