Storia e Geografia
La storia ed i processi di antropizzazione nell’area sono estremamente interessanti.
Punta Campanella (l’antico Capo di Minerva) (G.Villani/Panda Photo) è posta all’estremità della penisola sorrentina e ne ha seguito, nel corso dei secoli, le alterne vicende legate alla sua importanza strategica, militare e commerciale. La presenza di villaggi è documentata sin dall’età del Bronzo. Lo storico e geografo greco Strabone indica, in questa zona, l’esistenza di un tempio dedicato alla dea Atena protettrice dei naviganti, la cui fondazione è attribuita ad Ulisse; i testi narrano che l’eroe greco, avendo attraversato incolume le acque intorno alle Isole Li Galli, luogo popolato dalle sirene, volle ringraziare Atena erigendo, in suo onore, un tempio sul punto estremo della penisola che divenne noto ai marinai col nome di Athenaion.
L’erosione dovuta agli agenti atmosferici non ha facilitato l’identificazione del luogo in cui sorgeva l’Athenaion, ma alcuni ritrovamenti di ceramiche, insieme all’analisi dei toponimi, hanno permesso di collocare il tempio all’estremità del promontorio di Punta Campanella, in una posizione dominante sul canale di fronte a Capri, passaggio quasi obbligato per chi navigava fra le colonie greche della Magna Grecia e quelle del Golfo di Napoli. Stazio scrisse che le navi che passavano davanti al santuario versavano vino pregiato in mare in segno di rispetto per la dea.
Alla fine del V sec. a.C. gli Osco-Sanniti, popolazione italica proveniente all’Appennino centrale, occuparono tutta l’area, come conferma un’epigrafe in lingua osca, databile al III-II sec. a.C.; l’iscrizione, ancora visibile sull’antica scalinata che conduceva al santuario, menziona tre Meddices Minervae, magistrati di Minerva. Ciò attesta che il culto di Atena venne mantenuto anche dagli Osci, che ne avevano mutato il nome in Minerva. Dalla fine del IV sec. a.C. ebbe inizio la dominazione romana che portò un notevole cambiamento nell’assetto urbanistico di tutta l’area; numerose furono le ville delle famiglie aristocratiche attratte dai panorami costieri e dal trasferimento nella prospiciente isola di Capri della corte imperiale di Tiberio dal 27 al 37 d.C. .
Questo territorio fu particolarmente amato dai patrizi romani, come Pollio Felice, mecenate dei poeti Virgilio e Orazio, che proprio a Capo di Sorrento si fece costruire un’imponente villa. I resti di altre ricche dimore patrizie romane sono tuttora visibili a Massa Lubrense, a Punta Campanella, a Crapolla e alle Isole Li Galli (A.Nardi/Panda Photo), dove Tiberio amava appunto recarsi con la sua corte ed i suoi aedi nella speranza di poter udire il canto delle Sirene.
A partire dal III sec. d.C. la crisi e la disgregazione dell’impero romano portarono ad un graduale abbandono della zona e le numerose ville, un tempo maestose, vennero trascurate o trasformate in masserie. Da questo periodo le coste campane videro la presenza dei Saraceni; in seguito i Normanni, per cercare di arginare il pericolo delle loro incursioni dal mare, crearono un primo sistema difensivo costiero, adattando vecchie torri romane posizionate lungo il litorale per la segnalazione di imbarcazioni nemiche.
Nel 1335 fu fatta costruire da Roberto d’Angiò una torre a Punta Campanella a spese delle cittadine del versante nord-occidentale della penisola. Posta a difesa dalle incursioni saracene, la torre fu quasi interamente distrutta nel 1558 durante le invasioni turche. Ricostruita poco tempo dopo, ancora oggi conserva la sua maestosità tra le torri che coronano la costa, disposte in modo da ottenere una segnalazione di pericolo visibile grazie alla luce dei fuochi. È proprio questa torre a dare il nome alla Punta, poiché, con tutta probabilità, al suo interno era collocata una campana, ausilio sonoro alle segnalazioni luminose di pericolo. L’etimologia della Punta risale anche ad una leggenda secondo la quale i Saraceni, dopo aver trafugato la campana della chiesa di Sant’Antonino Abate (protettore di Sorrento), non riuscendo ad allontanarsi dalla costa dovettero gettarla in mare e da quel giorno, ogni 14 febbraio, festa del Santo, continua a far udire i suoi rintocchi.
Nel 1806 i Francesi utilizzarono le Torri della Marina di Massa e quella di Punta Campanella per difendere la costa dagli attacchi degli Inglesi che per due anni occuparono l’Isola di Capri. Con la restaurazione borbonica del 1815 e poi sotto il regno di Ferdinando IV, il Mediterraneo ridiventò un mare tranquillo e si passò quindi al disarmo delle torri e dell’apparato difensivo, diventato ormai obsoleto. La Torre di Punta Campanella fu poi presidio militare per le segnalazioni telegrafiche e semaforiche durante l’ultima guerra.
Dal punto di vista geografico, la penisola sorrentina rappresenta la parte finale della dorsale carbonatica dei Monti Lattari, che si stagliano sul mar Tirreno a separare il golfo di Salerno da quello di Napoli. Tale penisola condivide gli stessi lineamenti tettonici della vicina isola di Capri, dalla quale è separata da un breve tratto di mare definito Bocca Piccola, ampio 5 Km e profondo, in media, 70 metri.
Sul versante stratografico, l’ossatura della dorsale è costituita da una successione di rocce calcaree e dolomitiche nel tratto che va dalla Sella di Cava dei Tirreni fino a Punta Scutolo (Meta di Sorrento), continuando ad affiorare fino a Punta Campanella, sul versante meridionale. Tali depositi, oltre a formare l’ossatura dell’intera penisola, formano anche numerosi scogli e piccole isole (Li Galli, Vetara, Vervece, scoglio a Penna) presenti sia lungo la fascia costiera sorrentina che su quella amalfitana.
Sul versante sorrentino si rinvengono terreni costituiti prevalentemente da arenarie e marne, che per la loro maggiore morbidezza ed erodibilità giustificano l’attuale geometria “più morbida” del paesaggio. Su queste successioni di rocce se ne alternano altre di origine deposizionale costituite da tufi e piroclastiti legati all’attività dei vicini centri vulcanici campani (Somma, Vesuvio e Campi Flegrei). In questa zona è stata rilevata la presenza di tufo fino alla profondità di 70 metri, in località Piano di Sorrento.
Per quanto riguarda l’aspetto morfo-strutturale, la dorsale presenta un’asimmetria tra i due versanti: i brevi e ripidi pendii del versante amalfitano meridionale vengono sostituiti da pendenze più dolci lungo il tratto settentrionale; il fianco meridionale della penisola corrisponde a un ripido versante di faglia costiero, interessato da corsi d’acqua effimeri ad elevato gradiente di pendenza. Tale configurazione dà luogo ai numerosi e diffusi fenomeni di instabilità e alluvionamento, spesso a carattere catastrofico.
Procedendo verso ovest l’ultimo rilievo della penisola sorrentina è rappresentato dal Monte San Costanzo, che mostra un ripido versante orientale. Il versante meridionale, invece, presenta una gradinata di faglie dirette che dislocano a diverse altezze la sommità del rilievo; tale motivo strutturale da luogo all’insenatura della Baia di Ieranto, approfondita dall’erosione marina. Oltrepassata la Punta della Campanella la costa occidentale della penisola risulta caratterizzata da falesie poco sviluppate e discontinue, che determinano corsi d’acqua più lunghi e a minore pendenza.
Per quanto riguarda gli ambienti marini, è stata rilevata un'alta variabilità morfologica che rispecchia il particolare assetto strutturale dell’area; i fondali presentano pendenze discrete per la presenza in subaffioramento del substrato roccioso, per la vicinanza di una dorsale montuosa a breve distanza dalla costa ed infine, per la presenza, a fondo mare, di sedimenti a granulometria prevalentemente sabbiosa.
Nel settore di costa che corre dalla Baia di Mitigliano fino alle Mortelle affiorano le più spettacolari cigliate in roccia. Quelle rivolte a ovest e a nord-ovest presentano pendenze accentuate, mentre quelle rivolte ad est e a sud-est risultano molto più acclivi fino a raggiungere in alcuni tratti la sub-verticalità in diretta prosecuzione con la falesia emersa.