Invertebrati

Molluschi, echinodermi, poriferi, meduse

Jean-Baptiste de Lamarck, vissuto nel diciottesimo secolo, coniò per primo il termine "invertebrato"; proprio lo studio di questi animali minò le sue convinzioni sull'immutabilità delle specie e lo portò ad ipotizzare il gradualismo, idea che inevitabilmente si scontrò con la teoria del diluvio universale. In generale quando si parla di invertebrati si intende il più grande gruppo del regno animale, quello che comprende oltre il 95% delle dell’intera biomassa conosciuta, animali che popolano il pianeta terra da oltre 500 milioni di anni.

La definizione canonica li descrive come organismi che non hanno uno scheletro interno di sostegno; a parte questa caratteristica, gli invertebrati hanno davvero pochi elementi in comune e classificarli in maniera semplice e comprensibile è un compito arduo. Esplorando il mondo marino, a qualsiasi latitudine e profondità, è possibile imbattersi in un mondo di Invertebrati; nuove specie vengono continuamente scoperte.

I molluschi (murice, B. Manunza/Panda Photo) costituiscono, dopo gli insetti, il secondo phylum di animali per numero di classi e di specie. Possono raggiungere anche dimensioni enormi, come il “calamaro colossale” (Mesonychoteuthis hamiltoni), lungo più di 14 metri. Vivono in tutti gli ambienti marini; le larve fanno parte del plancton (organismi incapaci di compiere movimenti attivi all’interno della colonna d’acqua), gli adulti del benthos (animali che si sono adattati a vivere a stretto contatto con i fondali) e del necton (organismi acquatici in grado di nuotare attivamente). Caratteristica comune a molti molluschi è la conchiglia, ben presente in alcune specie ma nascosta all’interno del corpo in altre.

murice, B. Manunza/Panda Photo 

Altro gruppo di grande importanza è quello dei crostacei (granchio melograno, A. Tommasi/Panda Photo): solo alcuni hanno colonizzato la terraferma e le acque dolci ma la stragrande maggioranza, circa 40.000 specie, sono marini. Si differenziano dagli altri artropodi per la presenza di due paia di antenne e per la respirazione branchiale. Il loro corpo, ricoperto di chitina spesso impregnata di sostanze calcaree, è diviso in segmenti di numero variabile.

granchio melograno, A. Tommasi/Panda Photo

Stelle marine, ricci di mare (riccio melone, D. Lopes/Panda Photo), oloturie, ofiure e crinoidi fanno invece parte degli echinodermi, il cui nome deriva dal greco “echinos” (spinoso) e “derma” (cute). Sono caratterizzati da una simmetria radiale, lo scheletro è formato da spicole o piastre calcaree inserite nella parete corporea. Nella parte inferiore hanno una serie di minuscoli pedicelli di forma tubolare terminanti con una piccola ventosa, che oltre ad una funzione adesiva e locomotoria servono anche per catturare le prede.

riccio melone, D. Lopes/Panda Photo

Tra gli invertebrati meno evoluti ricordiamo i poriferi, cioè le spugne (parete rocciosa con spugne e celenterati. R.Rinaldi/Panda Photo); il loro corpo consiste in un aggregato di diversi tipi di cellule unite a formare un tutto unico, anche se non esiste tra loro un coordinamento di tipo nervoso. Si alimentano filtrando notevoli masse d’acqua e trattenendo microrganismi animali e vegetali; il volume filtrato da una spugna di medie dimensioni è di circa due litri al minuto.

parete rocciosa con spugne e celenterati

Le meduse sono parenti dei coralli ed il 90% del loro corpo è costituito di acqua. Nel Mediterraneo e in particolare in Italia, le specie più diffuse sono la Rhizostoma pulmo, con un bordo viola scuro ben visibile e il diametro di  30-60  cm, la Cotylhoriza tuberculata giallastra, a forma di disco, di solito  accompagnata da piccoli maccarelli che vivono protetti fra i suoi tentacoli, la Pelagia noctiluca (R.Rinaldi/Panda Photo) piccola (meno di 10 cm di diametro) un po' rosa e luminescente di notte, l'Aurelia aurita che raggiunge i 30 cm di diametro.

Non è invece una vera medusa ma somiglia loro la caravella portoghese Physalia physalis, una colonia di vari individui che vivono insieme; uno assume la forma di una vescica piena di gas e galleggia sulla superficie del mare, gli altri sono trasformati in tentacoli e raggiungono alcuni metri di lunghezza. Questa specie molto pericolosa, seguita con attenzione dai ricercatori dell’Università di Lecce, è ormai arrivata anche nelle acque del Mediterraneo centrale. Del tutto innocue, invece, le velelle, piccoli organismi viola scuro che formano banchi anche molto estesi e che vengono erroneamente confusi con le meduse.

Le meduse ci sono sempre state: lo dicono i pescatori ma anche gli scienziati. E’ possibile che le invasioni di questi animali siano diventate più frequenti a causa di una serie di mutamenti ambientali connessi ai cambiamenti climatici, ma ne sappiamo ancora troppo poco per trarre conclusioni. In molti, a partire da Ferdinando Boero dell’università del Salento, uno dei maggiori esperti mondiali di meduse, sono convinti che questi animali oggi abbiano vita più facile e si riproducano meglio a causa della diminuzione dei pesci, soggetti a uno sfruttamento ormai insostenibile. Le meduse e molti pesci oggetto di prelievo, come le sardine, mangiano le stesse cose, cioè il plancton: se diminuiscono i pesci, le meduse hanno una maggior quantità di cibo a disposizione. Il mare è un ecosistema vivo, pieno di organismi la cui esistenza garantisce anche la nostra sopravvivenza; di questo equilibrio sono protagoniste anche le meduse e noi, volenti o nolenti, dobbiamo accettarlo.

Pelagia noctiluca (R.Rinaldi/Panda Photo)

Per scoprire qualcosa di più sulle meduse si può fare riferimento al programma di citizen scienceOcchio alla medusa”: un progetto coordinato dall'Universita del Salento che studia le meduse nel Mediterraneo con il contributo dei cittadini, grazie ai quali è stata anche scoperta una nuova specie.