Specie aliene

Esotici in libertà

Le specie aliene (dette anche “alloctone” o “esotiche”) sono specie sia animali che vegetali introdotte dall’uomo, volontariamente o involontariamente, in zone al di fuori del loro areale originario. La loro espansione può minacciare la biodiversità, causando profondi cambiamenti nei processi biologici, ma può avere anche grandi impatti socio-economici, per esempio attraverso danni diretti alla salute o alle attività umane.

Storicamente, l’uomo ha sempre contribuito attivamente nella traslocazione di specie da una regione ad un’altra del Mondo. Già nel I secolo d.C. sono avvenute le prime introduzioni di animali esotici provenienti dall’Oriente: i romani importavano a scopo alimentare ed ornamentale varie specie, allevandole e favorendone dunque la diffusione in natura. Tra queste, possiamo citare il daino (G.Marcoaldi/Panda Photo), il fagiano e la carpa. Durante il Medioevo, “grazie” ai fiorenti scambi commerciali tra Oriente e Occidente, si verificava l’introduzione di alcune specie di roditori in Europa; probabilmente il ratto nero e il ratto delle chiaviche sarebbero giunti nel nostro continente perché trasportati passivamente dai mercantili.

daino (G.Marcoaldi/Panda Photo)

Sempre in questo periodo storico, anche i monaci davano il loro contributo all’introduzione di specie esotiche, in particolare di pesci. Ma è a partire dal 1800 che sono avvenute le introduzioni più cospicue. E’ infatti attorno al 1850 che Isidore Geoffroy de Saint-Hilaire fondava la “Società zoologica di acclimatazione” con l’idea di creare un giardino zoologico che fosse il più grande e il più spettacolare del mondo, idea che ha successivamente favorito una sorta di movimento per l’introduzione di specie aliene in tutto il globo con l’obiettivo di aumentare la biodiversità delle varie regioni geografiche.

Sono del 1871 le prime segnalazioni di pesce gatto in Europa, importato per fini ornamentali e poi allevato per scopi alimentari, mentre in Italia risalgono ai primi del 1900. Nel 1880, dall’America giungevano all’ittiologo tedesco Von Behr le prime uova di trota iridea (o trota arcobaleno) e iniziava così in tutta Europa l’allevamento di questa specie, che avrebbe avuto grande successo sia nel settore alimentare che in quello della pesca sportiva. Questo salmonide, immesso massicciamente in corsi d’acqua e bacini artificiali, è riuscito a soppiantare quasi completamente alcune delle specie indigene più pregiate in Italia come la trota fario o la trota marmorata.

Arrivando poi alla fine del XIX secolo, dall’Asia sono stati importati in molte località anche i carassi (carassio comune e carassio dorato), comunemente noti come “pesci rossi” e attualmente presenti in abbondanza sia negli “stagni” domestici che nei canali e nei corsi d’acqua naturali di ogni paese europeo. Tuttavia, i principali canali di introduzione delle specie aliene sono profondamente cambiati nel corso degli ultimi decenni, soprattutto a causa della globalizzazione che ha portato a modificare e semplificare gli scambi economici e turistici tra i diversi paesi.

Le specie aliene rappresentano una delle principali emergenze ambientali e sono considerate dalla comunità scientifica internazionale la seconda causa di perdita di biodiversità su scala globale. Bisogna però specificare che non tutte le specie alloctone sono dannose per quelle autoctone, infatti, in alcuni casi avviene un processo di naturalizzazione della specie introdotta che però non provoca alterazioni negative né sulle specie con cui convive né sull’ecosistema che la ospita mentre, in altri, la specie introdotta diventa “invasiva” arrecando danno ad una o più altre specie o addirittura all’intero ambiente che colonizza.

Qualche esempio di specie aliena invasiva che riguarda l’Italia:

  • Aedes albopictus, la zanzara tigre (foto G. Carotti)

 Aedes albopictus, la zanzara tigre (foto G. Carotti)

  • le alghe tossiche trasportate nelle acque di zavorra delle grandi navi commerciali e appartenenti al genere Ostreopsis
  • il cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus), piccolo imenottero caratterizzato dalla capacità di indurre la formazione di galle sulle piante ospiti
  • il gambero della Louisiana (Procambarus clarkii) che sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza del gambero di fiume italiano (Austropotamobius pallipes)
  • la vongola filippina (Venerupis philippinarum), che ha soppiantato in molte zone la vongola verace autoctona (Venerupis decussata)
  • il punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrugineus), coleottero curculionide che svolge tutto il suo ciclo vitale all’interno di varie specie di palme e la cui larva si nutre dei tessuti della pianta ospite portandola al collasso
  • la cozza zebrata (Dreissena polymorpha), inizialmente importata per la grande capacità di depurare il suo habitat dalle sostanze inquinanti si è poi rivelata altamente incrostante, intasando tubi e griglie e ricoprendo qualsiasi superficie rigida sommersa, oltre che grande alteratrice degli ecosistemi che la ospitano
  • la tartaruga palustre americana (Trachemys scripta) massicciamente importata a scopo ornamentale e che ha effetti negativi sulla nostra testuggine palustre europea (Emys orbicularis) dovuti soprattutto alla competizione per le risorse e alla possibilità di trasmettere alcune malattie o parassitosi
  • lo scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis) originario dell’America, che sta mettendo in serio pericolo la sopravvivenza dello scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris, unico scoiattolo nativo italiano) a causa della competizione alimentare
  • l’alga killer Caulerpa taxifolia che, pur essendo di origine tropicale, quando è stata introdotta accidentalmente nel Mediterraneo ne ha monopolizzato i fondali a discapito della fanerogama marina Posidonia oceanica, specie autoctona che va sempre più scomparendo a causa degli stress ambientali, e delle specie animali ad essa legate.