Il consumo di suolo

Urbanizzazione e cementificazione

Ogni anno, in Italia, 2.500 km quadrati di territorio vengono cementificati. Si chiama “urbanizzazione” e rappresenta un altro fenomeno potenzialmente devastante dal punto di vista dell’impatto su specie e habitat. Alcune specie si sono adattate a vivere in città, dove quello che l’uomo non utilizza diventa molto spesso fonte di sostentamento, altre trovano addirittura il loro ambiente ideale nelle discariche a cielo aperto. Ma si tratta di eccezioni. In linea generale l’urbanizzazione continua a danneggiare l’ambiente, sia perché le città risultano luoghi largamente inospitali per la maggioranza delle specie selvatiche, sia perché la città si espande, il più delle volte, a danno di altri ambienti già ristretti o degradati.

Ettari ed ettari di macchia mediterranea, lungo le nostre coste (foto G. Carotti), sono stati divorati dalle aree urbane; il fenomeno dell’abusivismo edilizio continua ad avere, in questi ambienti, conseguenze particolarmente impattanti.

L’espansione dei centri urbani nelle grandi pianure del nord e del centro Italia a danno dei terreni agricoli è ormai inarrestabile: un danno permanente per molte specie selvatiche, compensato solo in minima parte dalla pur lodevole istituzione di aree protette all’interno della cintura urbana (per esempio i parchi dell’hinterland milanese).

Ridurre e possibilmente arrestare la progressiva cementificazione dei suoli risulta essenziale per mantenere l’equilibrio degli ecosistemi, anche al di fuori delle aree sottoposte a precisi vincoli di tutela.