Anfibi

Anfibi italiani, sensibili termometri dell’ambiente

Animali delicati, dal ciclo vitale distinto in una fase giovanile, di solito acquatica, e in una adulta più o meno dipendente sempre dall’acqua, gli anfibi sono, fra i vertebrati, quelli considerati maggiormente in pericolo a livello mondiale, poiché sono estremamente sensibili all’inquinamento, all’alterazione dell’habitat, alla competizione e alla predazione da parte di specie aliene invasive. Negli ultimi anni molte popolazioni, alcune fra queste di specie endemiche, sono state interessate da una micosi letale che ha colpito in particolare la rana appenninica (Rana italica) e altre specie di anuri.

L’Italia conta un notevole numero di specie, alcune fra queste sono endemiche. Gli urodeli ci regalano quello che per molti è considerato il più significativo endemismo italiano, addirittura costituito da un genere e da due specie che vivono solo all’interno dei nostri confini. Stiamo parlando della salamandrina dagli occhiali (Salamandrina spp. - foto G. Carotti) oggi distinta in due specie. Caratteristici della catena appenninica e della Sardegna sono i geotritoni (Speleomantes spp., foto G. Carotti) anfibi urodeli legati agli ambienti ipogei.

Salamandrina dagli occhiali (foto G. Carotti)

Geotritoni (Speleomantes spp. - foto G. Carotti) 

L’ordine degli anuri comprende molte specie di rane, rospi e altri rappresentanti di varie famiglie, alcuni a distribuzione relitta e localizzata. Caratteristica del territorio italiano è la rana appenninica (Rana italica). 

Le raganelle (Hyla spp.) presenti in Italia sono rappresentate, in base agli studi degli ultimi vent'anni, da alcune specie distinte: la raganella sarda, endemismo tirrenico a distribuzione simile a quella del discoglosso sardo (Corsica, Sardegna, Isole di Capraia e d'Elba), la raganella mediterranea, a distribuzione mediterraneo-occidentale dal Maghreb alla Francia meridionale e Liguria, e la raganella comune, specie politipica presente in una vasta area compresa tra la Spagna settentrionale e il Mar Caspio. Proprio quest'ultima sarebbe in realtà una "superspecie" presente nell'Italia continentale con almeno due specie riconosciute su base biochimica, la cui distribuzione verrebbe separata dal corso del fiume Isonzo in Friuli-Venezia Giulia. Si avrebbero così una raganella endemica italiana e una invece presente solo all'estremo settore orientale del paese.

Recentemente le raganelle sono oggetto di grande attenzione per la contrazione del loro areale in tutta l'Europa centrale e settentrionale e perciò considerate fortemente a rischio. Come per molte altre specie di anfibi, le cause sono da iscriversi all'elevato uso di fitofarmaci e alla frammentazione dell'areale per la forte riduzione degli ambienti idonei di pianura che pone, in particolare la raganella, in una condizione di elevato rischio a medio e breve termine, pur considerando l'attuale areale ancora vasto.

La lista rossa include quasi tutte le specie di anfibi appartenenti alla fauna della nostra penisola. Per la loro tutela sono state individuate 10 azioni prioritarie.  Risulta di particolare rilievo l'istituzione di aree protette (39%), anche di limitata estensione, in particolar modo quelle che tutelano piccoli specchi d'acqua naturali (risorgive, fontanili, ecc.) e artificiali (cisterne per irrigazione, fontanili per il bestiame, ecc.) e formazioni boschive di latifoglie montane e pianiziali.  Oltre il 63% degli interventi in­dividuati è volto alla tutela di habitat che ospitano la batracofauna.

Tra le attività umane che hanno un forte impatto, occorre ricordare l'introduzio­ne di specie ittiche predatrici nei corpi idrici che ospitano popolazioni di anfibi e il prelievo incontrollato per il collezionismo o la ricerca.