Storia e Geografia
I Monti Sibillini sono abitati sin dalla preistoria e trovano nel mito della Sibilla, da cui prendono il nome, l’aspetto storico più originale ed interessante.
La curiosità attorno a questa figura femminile leggendaria, a cui ci si rivolgeva per conoscere gli accadimenti futuri e i segreti del passato, trova molti riscontri storici e letterari; ne sono esempio il romanzo cavalleresco di Andrea da Barberino, Il Guerin Meschino, del 1410 e Le Paradis de la reine Sybille, in cui Antoine De La Sale riporta testimonianza diretta della sua visita ai Monti Sibillini effettuata, nel 1420, su incarico della Duchessa di Bourbon.
La Sibilla Appenninica, ancora oggi, è identificata con una figura protettrice della sapienza contadina, una specie di nume tutelare, il cui ricordo risulta radicato nella cultura dei residenti.
La storia del territorio dei monti Sibillini si legge oggi nei suoi splendidi borghi medioevali, tra cui Visso, Castelsantangelo sul Nera, Norcia e Montefortino, nelle chiesette campestri e negli eremi che, nella loro semplicità, sono capaci di trasmettere il forte legame spirituale delle genti dei Sibillini con il mondo del sacro.
Il territorio del Parco dei Monti Sibillini comprende l’omonima catena montuosa, di origine prevalentemente calcarea, e le circostanti aree collinari, di origine marnoso arenacea, le quali presentano un maggior livello di antropizzazione.
La catena montuosa dei Sibillini si estende per circa 30 km con disposizione nord–sud; il limite meridionale è dato dalla valle del Tronto, che separa nettamente i Sibillini dal gruppo montuoso della Laga e dalla congiungente con Forca Canapine, che pone il limite con i monti Reatini.
A nord il limite è dato dalla valle del Chienti, del Fiastrone e con le propaggini montuose della punta del Ragnolo e del pizzo di Chioggia.
Tra le 15 vette che superano i 2000 metri di quota il monte Vettore (2476 m s.l.m.), il più alto della catena, e il monte Bove (2112 m s.l.m.) (foto G. Carotti).
Dalla dorsale principale, che costituisce lo spartiacque tra i versanti tirrenico (Sud-occidentale) e adriatico (Nord-orientale), scendono numerose valli attraversate da fiumi e torrenti, tra cui il Rio Sacro, il Fiastrone, l’Ambro, il Tenna, l’Aso e il Fluvione, nel versante adriatico, ed il Nera e l’Ussita in quello tirrenico. Nel Parco sono presenti, inoltre, due bacini lacustri: il lago del Fiastrone, realizzato nel 1953 per scopi idroelettrici, ed il lago di Pilato (A. Arcangeli/Panda Photo), piccolo bacino di circo che ospita l’importante endemismo del chirocefalo del Marchesoni (Chirocephalus marchesonii).
Il settore umbro del Parco copre circa 1/3 della superficie complessiva dell’area protetta e ricade nella Provincia di Perugia e nei comuni di Preci e di Norcia. Questo settore è completamente incluso nel versante tirrenico dei Monti Sibillini e nel bacino del Tevere (sottobacino del Nera); esso si caratterizza per la presenza di vaste aree tettonico-carsiche tra cui il Piano di Santa Scolastica e quello di Castelluccio, formato dal Pian Grande, dal Pian Perduto e dal Pian Piccolo.