Storia e Geografia
Istituito nel 1935, il Parco si estende per oltre 130.000 ettari e comprende porzioni più o meno vaste dell’Alta Valtellina, della Valle di Livigno e dell’Alta Valcamonica in Lombardia, della Val di Sole in Trentino e della Val Venosta in Alto Adige.
La storia dello Stelvio si lega alla difficile antropizzazione del territorio, impervio e per molti aspetti inaccessibile alla presenza umana. Non a caso, durante le guerre del XX secolo l’area rappresentava una “zona limite” la cui conquista rappresentava un punto di accesso verso i territori di confine.
Lo Stelvio interessa l’intero massicio montuoso dell’Ortles-Cevedale (T. Vailo/Panda Photo), nelle Alpi Centrali, e le numerose creste e valli che si sviluppano a raggiera intorno al suo centro ideale costituito dal Monte Cevedale.
Il 65% del territorio si trova tra i 2000 ed i 3000 metri di altitudine connotando l’Area protetta come Parco d’alta montagna, formato principalmente da rocce cristalline di origine metamorfica e da rocce calcareo-dolomitiche di origine sedimentaria. Il complesso metamorfico si estende su oltre 4/5 della superficie del Parco nel settore sud-orientale, mentre il sedimentario occupa la porzione nord-occidentale tra la Val Zebrù ed il confine svizzero. E’ possibile trovare, dunque, gli scisti della Val Venosta, lo gneiss filladico ed il famoso marmo di Lasa e gli gneiss del Tonale. Vi è la fascia dei micascisti che collega la Val di Rabbi e la Val di Peio per giungere fino al Corno dei Tre Signori mentre, nel settore lombardo, vi è un basamento cristallino costituito dalla formazione delle Filladi di Bormio. Inoltre, vi sono rocce eruttive come il plutone di Sondalo o le granodioriti che costituiscono le fondamenta del gruppo dei Serottini e che riaffiorano anche a nord del Passo di Cercen. Durante il Pleistocene, si sono susseguite almeno cinque vaste glaciazioni che hanno contribuito alla formazione del paesaggio. Dagli enormi ghiacciai (ghiacciaio Dosegiù, T. Vailo/Panda Photo) si sono originate le grandi lingue vallive con valli ad U o bacini lacustri.
Non a caso il Parco ospita la più estesa area glaciale delle Alpi Centrali mentre il ghiacciaio dei Forni, nel settore lombardo, è un esempio di ghiacciaio vallivo confluente, secondo in Italia per estensione solo a quello dell'Adamello.
Il Parco è anche ricco di corsi d’acqua e bacini lacustri alimentati dal prezioso patrimonio glaciale. I ghiacciai sono circa 150 (tra cui il grande ghiacciaio dei Forni in Alta Valfurva di 12 km2) che ricoprono circa il 10% di tutta la superficie del Parco. Alcune sorgenti d’acqua, per le particolari caratteristiche chimiche e di temperatura, sono utilizzate nelle stazioni termali di Bormio, Peio e Rabbi o per l’imbottigliamento a Peio.