Flora e Fauna
La superficie boschiva dell'area è molto ampia (quasi l’80percento del totale) rendendo il Parco della Sila uno fra i Parchi Nazionali italiani con la maggior percentuale di superficie boschiva.
La vasta biodiversità vegetale cambia con il variare dell'altitudine e può essere suddivisa in fasce. La prima è quella dell'alta macchia mediterranea, che vede la presenza del corbezzolo, di cisti, della ginestra di Spagna, dell'erica, del ginestrone, della ginestra spinosa, del carpino,del frassino e dell’acero. Nella zona sono ben rappresentati gli uliveti ed i vigneti coltivati su terreni sistemati a terrazzamenti, che testimoniano il duro lavoro della laboriosa civiltà contadina, con piante sparse di ciliegio, fichi, gelsi, e vari altri fruttiferi. Si passa poi per i querceti e per i vasti castagneti (F.Bevilacqua/Panda Photo), anch'essi sistemati, in gran parte, a terrazze o a lunette.
La seconda fascia è quella del pino laricio (Foto P. Gherardi). Nella parte centrale di questa area il pino si trova allo stato puro, mentre nel limite inferiore si mescola col cerro, col castagno e, in misura minore, con altre querce caducifoglie quali la roverella e la rovere. Verso il limite superiore e nelle stazioni a maggiore piovosità e quindi a più alta umidità si ha modo di riscontrare uno sporadico grado di mescolanza, meglio una giustapposizione, del pino con il faggio; tale coesistenza si verifica nella “giovane età” di entrambe le specie, poi generalmente il pino, che ha un accrescimento molto più rapido, supera le piante di faggio e tende a prendere il sopravvento sulle stesse. Pertanto, i limiti tra pineta e faggeta risultano abbastanza netti e vengono segnati da burroni, vallecole e fossi vari e spesso da luoghi umidi e freddi in cui il pino è nettamente poco diffuso a vantaggio del faggio o dell'ontano napoletano.
La terza fascia è quella del faggio, che si trova alle altitudini superiori in cui questa pianta costituisce la specie forestale predominante, avendovi trovato l'ambiente ecologico più confacente alle proprie esigenze. In vaste zone, tra cui il complesso boschivo del Monte Gariglione e nel Vallone Cecita, il faggio (F.Bevilacqua/Panda Photo) si mescola con l'abete bianco, a gruppi più o meno estesi, il quale tende a sfuggire dei crinali e comunque dalle zone battute dai venti. Tale ecotipo di abete sta dimostrando una notevole resistenza alle cosiddette "piogge acide"; è per tale motivo che si hanno costanti e crescenti richieste di seme dall'estero.
Nelle foreste del Gariglione si ha modo di ammirare alcuni plurisecolari e maestosi esemplari di abete bianco e di faggio, monumenti viventi, residui della giungla vergine o "Urwald", mai sfiorata da mano umana, ancora esistente all'inizio di questo secolo e descritta con grande ammirazione da Norman Douglas nel suo libro "Vecchia Calabria".
Tra le altre specie arboree ed arbustive, che si riscontrano a singoli pedali od a piccoli gruppi, vi sono il pioppo tremulo, il tiglio, l'acero napoletano, l'acero di Lobel, l'acero montano, il salicone, l'agrifoglio, il ciliegio selvatico, il prugno cocumilio, il melo selvatico, il pungitopo, la sempreverde dafne laurella ed il mezereo, a foglie caduche e con bacche mortali se ingente; diffusa è la belladonna con bacche simili alle ciliege, ma, come per il mezereo, velenose, un tempo raccolte per estrarne l'atropina, un alcaloide con proprietà medicinali. Rare sono le presenze di rosa selvatica e biancospino.
Il territorio del Parco ospita la fauna tipica delle zone appenniniche.
Un posto di primaria importanza è rivestito dal lupo (M.Branchi/Panda Photo), da sempre oggetto di caccia a causa dei danni che provoca al bestiame domestico. Gli assalti alle mandrie ed ai greggi sono motivati, nel corso di questo secolo, dalla progressiva scomparsa delle principali prede selvatiche del carnivoro: il cervo ed il capriolo. Per ristabilire l'equilibrio naturale e diminuire il rischio di contatto tra il lupo ed il bestiame domestico il Parco avviò, negli anni '70, un progetto di ripopolamento del capriolo e, alla fine degli anni '80, un altro di reimmissione del cervo (A.Calegari/Panda Photo) nelle aree silane.
Oltre al lupo è la presenza di piccoli carnivori.
Partendo dalla importante presenza del gatto selvatico, troviamo anche il tasso (E.Coppola/Panda Photo), la volpe (F.Whittaker/Panda Photo), la faina, la puzzola, la donnola e la martora (M.Biancarelli/Panda Photo) che rappresenta il maggior nemico di un altro simpatico ospite del parco: lo scoiattolo.
Altri roditori sono il ghiro (Foto G. Carotti), il quercino, il moscardino (F.DeMarco/Panda Photo), topi selvatici e toporagni ed il driomio. Quest'ultimo è estremamente raro e diffuso esclusivamente in alcune zone della Sila Grande, dell'Aspromonte e del Pollino. Si tratta di una specie estremamente simile al ghiro, di cui ricalca le abitudini. È più piccolo e si differenzia dal ghiro per la mascherina nera e dal quercino per la coda pelosa ma di colore uniforme.
Il popolamento ornitico nidificante del parco è costituito da un consorzio di specie tipiche degli ambienti boschivi sud-appenninico. Difatti, si constata la presenza di buona parte delle specie piciformi: picchio nero (B.Midali/Panda Photo) il cui areale trova in Sila la punta più meridionale d'Europa,il picchio verde, il picchio rosso maggiore, il picchio rosso mezzano ed il picchio rosso minore.
Anche i rapaci sono ben rappresentati, con numerose specie sia diurne che notturne: le poiane, i gheppi, l’astore (C.Galasso/Panda Photo), lo sparviere, il falco pellegrino, i gufi, gli allocchi (L.Manieri/Panda Photo), le civette. Tra gli uccelli troviamo:il colombaccio, la ghiandaia, il luì piccolo ed il luì verde, la cincia mora, la cinciarella, la cinciallegra, il crociere ed il cuculo. L'upupa è presente stagionalmente, dalla tarda primavera all'autunno.
Altra specie diffusissima è la cornacchia grigia che colonizza tutte le zone a maggior presenza antropica.
Un ultimo cenno va fatto sulla fauna che popola le acque dei fiumi. La specie regina è in questo caso la trota (M.Melodia/Panda Photo). Presenti anche il triotto ed il cobite comune. L'erpetofauna è ben rappresentata sia da anfibi che da rettili; tra i primi sono facilmente riconoscibili la salamandra pezzata (Foto G. Carotti), mentre tra i rettili è rilevante la presenza della vipera comune con tre fenotipi, a dorso grigiastro, a dorso scuro e ventre chiaro, e quello completamente nero. È l'unico rettile il cui morso può essere pericoloso per l'uomo. Altri rettili sono: il ramarro (G.Cappelli/Panda Photo), il saettone occhirossi, il biacco (V.Giannotti/Panda Photo) ed il colubro liscio.