Storia e Geografia
I territori del Parco rispecchiano la storia antropologica della Sila. Una ricerca del 2004 della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria ha portato alla luce reperti di un vasto insediamento preistorico risalente al periodo tra il Neolitico (3800 a.C.) e l'Eneolitico (3300 a.C.), situato nei pressi dell’attuale lago Cecita. Nel corso dei secoli, nonostante le difficoltà geografiche e climatiche, molte popolazioni cercarono di colonizzare l'areale silano per utilizzare le innumerevoli e pregiate risorse del territorio. Tra questi, i Bruzi furono la popolazione che maggiormente sfruttò l’area, abitando in Sila durante i periodi più temperati, attraversandola per rifugiarvisi e per ingaggiare guerriglie contro i coloni greci. Anche il popolo dei sibaritidi utilizzò la Sila come luogo di caccia e pastorizia e più volte riuscì ad attraversarla per fondare le sue colonie in aree collinari o sulla costa tirrenica. In questo periodo storico, l'area rappresentava sia un luogo impervio nel quale popoli in fuga potevano trovare riparo, come nel caso di Spartaco, ma soprattutto un grande bacino per lo sfruttamento di alcune materie tra cui il legname, di grande importanza per le flotte romane. I Romani sfruttarono molto i territori della Calabria, non tanto sulle coste, come avevano già fatto i Greci, quanto nelle zone boschive dell'entroterra. Qui organizzavano sistematicamente delle raccolte di resina, affidando i lavori ad appaltatori che dipendevano direttamente dal governo di Roma. Questi appaltatori avevano occupato tutta la Sila, perché la resina occorreva in gran quantità per calafatare le navi e la resina silana specialmente, più spessa e viscosa delle altre, veniva utilizzata per rivestire recipienti di ogni tipo. Almeno fin dopo la seconda Guerra Punica, la Sila costituì la più grande pineta presente nei domini di Roma; è quindi facile comprendere perché nella Seconda Guerra Punica i Bruzi, dell'entroterra, si siano ribellati ai Romani, mentre le città costiere, da Locri a Crotone a Metaponto, siano rimaste neutrali o favorevoli ai Romani.
Se fino al Medioevo le popolazioni non riuscirono a creare centri urbani stabili, nel 1189 l'abate Gioacchino da Fiore risalì le pendici occidentali dell'altipiano e vi fondò una grande abbazia. Dal monastero si generò, nel 1500, la cittadina di San Giovanni in Fiore, primo centro urbano stabile dell’area.
L'orogenesi dell'altipiano della Sila (T.Vailo/Panda Photo) è da ricondurre ad un'epoca geologica ben più remota di quella dell'Appennino.
Il massiccio montuoso è formato essenzialmente da rocce metamorfiche e rocce magmatiche che occupano l'area centrale granitica, attorno alla quale si estendono margini collinari calcarei formati da rocce sedimentarie. Dunque graniti, scisti e gneiss biotici compongono la struttura rocciosa di base; ne consegue un ambiente fisico vario, sul quale si è adattata una fauna diversificata, una complessa vegetazione ed una presenza umana moderata, il tutto in un equilibrato sistema interagente.
I rilievi più alti del Parco sono il monte Botte Donato (1928 m s.l.m.) in Sila Grande ed il monte Gariglione (1764 m s.l.m.) in Sila Piccola mentre, per quanto riguarda l’idrografia, nell'Area si trovano 3 dei 6 bacini artificiali presenti sull'altopiano silano, lago Ampollino (F.Bevilacqua/Panda Photo), lago Arvo e lago Ariamacina. L’Area è attraversata dal fiume Crati e dal fiume Neto, i due fiumi più lunghi ed importanti della Calabria.
Nel Parco vi è, inoltre, un bacino ad oggi completamente vuoto, il lago Votturino, ed è stata accertata la presenza di alcuni laghi nel passato, scomparsi migliaia di anni fa a causa di forme di erosione delle loro soglie; tra questo vi sono il Mucone, che si trovava nell’area dell'attuale lago Cecita, e il lago Trionto.